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L'ennesimo ritorno

Dunque, succede che sto rimettendo insieme tutti i vari pezzi della mia vita. Succede che ci sono cose che ho ripreso e altre che ancora mi fanno paura. Una di queste è proprio scrivere. Questo mi fa un po' sorridere e un po' morire; scrivere è tutto ciò che avrei sempre voluto fare ed è, in fondo, un buon modo di incanalare e rendere costruttiva, in qualche modo, la mia sete di conoscenza. Non so cosa ci sia di così spaventoso nell'idea di rimettermi a scrivere, nero su bianco, quello che sono, quello che ho da dire. Però so che devo farlo. So che se non lo farò, non sarei più io. E io non ho e non devo aver paura di niente. Naturalmente questo è il solito post fuffa che scrivo ogni volta che riprendo un blog, giusto per spronarmi, giusto per vedere se le parole escono con una certa fluidità o si impigliano tra le dita o se, ancora peggio, restano incagliate nella mia mente confusa e vorticosa. Eppure lo so bene che l'unica cosa in grado di rimettere a pos

On writing

Quando comincia un racconto, così com'è cominciato il mio (parafrasando Cocciante): "Ci sono alcune storie che leggiamo che ci fanno fremere più delle altre. Storie che sentiamo lontane, che raccontano vicende che forse, se dovesse capitare a noi di trovarci nelle medesime condizioni, tenteremmo persino di evitare. Però mentre le leggiamo, mentre il nostro raziocinio inorridisce e disapprova, nel nostro cuore una fiammella arde, prima tenue e lieve, poi sempre più calda, seducente e luminosa, fino a che non interviene di nuovo la mente, come una campana di vetro sopra ad una candela, a toglierle l'ossigeno, con lo scopo di farla spegnere, più o meno lentamente. Ebbene, in genere sono proprio queste storie a perseguitarci, a tornare con una certa costanza a creare quel senso di fastidio, a farci presente quanti e quali limiti ci imponiamo, in nome di chissà quale morale. In fondo chi può realmente decretare ciò che è giusto e ciò che è sbagliato?&q

That's Christmas to me

Le feste di Natale sono quel periodo in cui sei costretto a riflettere sull'amore, anche se non vuoi. Perché arrivi alla fine dell'anno, fai i conti con te stesso e ti ritrovi sempre allo stesso punto: sempre con un "poteva essere bellissimo" tra le mani, che fa anche più male di un "beh, ci abbiamo provato ma è andata male". Ripensi a quand'eri una ragazzina e sognavi, sognavi di continuo: ogni sguardo incrociato, ogni parola scambiata poteva essere il preludio di quel qualcosa di magico che vedevi sempre succedere agli altri, ma mai a te. E anche se poi non succedeva, bastava nascondere di nuovo la testa tra i libri per non perdere la speranza. Poi si cresce, la vita ad un certo punto impazzisce e, quando finalmente ne riprendi le redini in mano, ti accorgi che sei da tutt'altra parte rispetto ai piani che avevi in mente. Ma la cosa peggiore è che ti rendi conto che avevi smesso di sognare... proprio tu! Tu, con la tua testa tra le nuvole, c

Attesa

Riparto da qui. L'impegno, per riprendermi me stessa, sarà quello di ricominciare a scrivere, poco a poco, almeno una volta al giorno. Non importa l'argomento, a questo punto: il mio vecchio e adorato blog di Splinder era un vero e proprio diario, dove riversavo tutto ciò che sentivo, nel bene e nel male. La mia lezione da imparare è senz'altro che basto a me stessa. Non ho bisogno di nessuno accanto per stare bene; io posso stare bene a prescindere. Il punto è che non è così semplice; ogni volta che sembra sia entrato qualcuno di speciale nella mia vita... beh, a quanto pare non lo è affatto. O forse lo è, ma sembra che fermarsi qui sia sempre troppo impegnativo. Passo il tempo a chiedermi quali siano i miei errori, arrivando persino ad inventarli, nel momento in cui non ne trovo.  Certe cose si tolgono a fatica dal cuore, ma nel momento in cui ci riesci, ti dici che sei pronta a buttarti in qualcosa di nuovo. Ma non lo sei affatto. Non ti dai mai il tempo d

Ma sì, ci riprovo!

Ma io volevo pure silenziarmi per un paio di giorni, ho anche messo l'insegna "closed" sul mio profilo di Facebook, però poi mi son detta: ma dovrà star zitto chi non c'ha un cazzo da dire, no? No, in realtà no, lo so. Ah, quanto sono utopica. Ad ogni modo c'ho una "burning soul" che in questo periodo è molto piccata perché ho smesso di scrivere (nonostante il tentativo di un po' di mesi fa) e quindi si fa sentire, creandomi non pochi scompensi emotivi. Non era necessario tutto questo casino, perdio! Comunque, non è che mi vada di addentrarmi in grandi tematiche, oggi, perché ne avrei circa a miliardi e riguardanti i temi più disparati. Sì bon, escludendo cani e gatti che si fotografano e non vi si fanno dissertazioni in proposito, so benissimo che potete immaginare che gli argomenti principali siano il conflitto israelo-palestinese (e voi direte "e chi cazzo sei tu per dare la tua opinione?" E io vi do ragione a sbrega, ma tant'è)

"Basta pippe mentali, perché tu vali" (cit. la Vita + Pantène)

Questo post potrebbe avere mille titoli, a partire dal banale "I'm back", per finire con il volgare "Vaffanculo, da adesso me ne sbatto". E invece avrà un titolo abbastanza a caso; ci penserò. Avevo smesso di scrivere perché non avevo niente da dire. Poi ho ricominciato, ma avevo paura. Paura delle cose che avrei potuto scrivere. Paura di quello che la gente avrebbe potuto pensare. Paura anche di passare per una snob del cazzo ma... sapete che vi dico? Pace, che lo pensino. Pensiate. Boh. Ad ogni modo, rieccomi qui; ritorno a scrivere perché forse di cose ne ho da dire, che vi piaccia o no. Ritorno a scrivere perché è un'esigenza: un pensiero, un tarlo che scava continuamente nella mia testa, che mi assale almeno una decina di volte al giorno da mesi, forse anni. E ora è arrivato il momento di smettere di ignorare questo richiamo. Bene, sapete cos'è che ha fatto scattare la molla? No, non lo sapete, perché credo di averlo capito a malapena io. Ad